Il tumore alla cervice uterina è tra i più comuni in tutto il mondo, con 604.000 nuovi casi e 342.000 morti nel 2020. La causa principale e necessaria di questo tumore è l’infezione da papilloma virus (HPV – Human Papilloma Virus), ma altri fattori contribuiscono a più livelli alla sua insorgenza, come l’uso di contraccettivi orali, una condizione di immunosoppressione e altre infezioni sessualmente trasmesse. Tra le altre, è stata riscontrata una associazione tra il rischio di sviluppare un tumore cervicale e il fumo attivo di sigaretta. Sebbene l’attività carcinogenica del fumo di sigaretta sia conclamata da recenti studi, che considerano la differenza di insorgenza del tumore alla cervice tra fumatrici e donne che non hanno mai fumato, c’è bisogno di chiarezza circa il ruolo che il fumo passivo può svolgere in tal senso.

Perché considerare anche il fumo passivo?

Da un punto di vista biologico ci sono delle buone evidenze a supporto del fatto che il fumo passivo sia un fattore di rischio per l’insorgenza di tumori in persone che non hanno mai fumato, in quanto nonostante ci siano delle differenze quantitative nella concentrazione delle sostanze carcinogeniche inalate e una minore esposizione per via della dispersione del fumo nell’aria, la composizione chimica del fumo passivo è qualitativamente simile a quella del fumo attivo. Queste sostanze – principalmente nicotina, cotinina, particolato e acroleina – possono causare danni a livello del DNA, che possono a loro volta contribuire all’insorgenza del tumore alla cervice. Inoltre, l’esposizione a lungo termine alla nicotina può determinare cambiamenti fisiologici, come l’aumento della divisione cellulare e la soppressione dell’apoptosi, che aumentano la probabilità di sviluppare qualsiasi tipo di tumore. Ci sono infine delle teorie, sulla base dei dati attualmente disponibili, che suggeriscono che il fumo di sigaretta possa danneggiare la risposta anticorpale nelle donne, influenzando la risposta immunitaria sia cellulare sia umorale, causando rispettivamente la persistenza dell’infezione da HPV e una inadeguata risposta anticorpale al virus.

In letteratura scientifica sono presenti diversi studi sul ruolo che il fumo di sigaretta ha in relazione al rischio di insorgenza di vari tipi di tumore, tuttavia è complicato analizzare i dati per via delle varie definizioni di fumatore, non fumatore e fumatore passivo utilizzate, così come anche la difficoltà oggettiva di classificare il tipo di esposizione – in termini di luogo dell’esposizione (luoghi pubblici, a lavoro, a casa), fonte dell’esposizione (partner o genitori) e tempo dell’esposizione (attuale o pregressa). Per cercare di fare chiarezza Malveloti e colleghi hanno indagato circa la presenza di una relazione causale tra il fumo passivo e l’insorgenza di tumori cervicali.

Il lavoro

Il lavoro condotto da due gruppi di ricerca italiani si è sintetizzato in una revisione sistematica e in una meta-analisi della letteratura scientifica. I lavori presi in considerazione comprendono studi caso-controllo e studi di coorte con informazioni circa l’esposizione al fumo passivo e il rischio di insorgenza del tumore alla cervice in donne non fumatrici o che non avevano mai fumato. I tumori alla cervice considerati sono quelli invasivi (adenocarcinoma, carcinoma a cellule squamose, carcinoma a cellule adenosquamose), neoplasia intraepiteliale cervicale di grado 1, 2 o 3, e carcinoma in situ.

In totale sono stati selezionati 21 lavori scientifici, di cui 14 studi caso-controllo e 7 studi di coorte, pubblicati tra il 1985 e il 2022, coprendo un totale di oltre 5.000 casi di tumore alla cervice istologicamente confermati (di cui 1.353 casi di neoplasia intraepiteliale cervicale, 3.879 casi di tumore cervicale invasivo e 4.696 casi di neoplasia intraepiteliale cervicale di grado superiore al secondo). Nel complesso questi studi consentivano di classificare l’esposizione al fumo di sigaretta dal punto di vista:

  • del luogo in cui avviene l’esposizione (a casa – 14 studi, a lavoro – 3 studi, a casa e a lavoro – 3 studi, in un luogo non specificato – 8 lavori);
  • della causa dell’esposizione (dal partner – 10 studi, dai genitori – 4 studi, durante l’infanzia – 4 studi);
  • dell’intensità dell’esposizione (ore al giorno, giorni alla settimana, sigarette al giorno – 8 lavori);
  • della durata dell’esposizione (anni – 3 lavori);
  • della quantità dell’esposizione (pacchetti di sigarette all’anno – 3 lavori).

Risultati

Complessivamente, le donne esposte a qualsiasi tipo di fumo passivo hanno mostrato un aumento del 52% del rischio di sviluppare una neoplasia intraepiteliale cervicale di grado superiore al secondo, e dati simili sono stati ottenuti anche per il tumore invasivo alla cervice e per la neoplasia intraepiteliale cervicale. Considerando sia i casi di vario grado di neoplasia intraepiteliale cervicale, sia il tumore cervicale invasivo, un aumento del rischio di insorgenza si osserva nelle coorti di donne esposte al fumo passivo a casa, in contesto non specificato e con esposizione dal partner. In più, è stata condotta un’analisi volta a indagare una eventuale correlazione tra il rischio di insorgenza e la dose a cui le donne vengono sottoposte. Da questa analisi emerge che c’è una relazione lineare tra le ore di esposizione al fumo passivo al giorno (almeno quattro ore di esposizione al giorno) e il rischio di sviluppare neoplasia intraepiteliale cervicale. Un andamento simile è stato osservato se si considerano invece il numero di sigarette al giorno per cui si è esposti al fumo passivo, il numero dei pacchi di sigarette all’anno per cui si è esposti al fumo, all’aumentare dei quali aumenta anche il rischio di sviluppo. La relazione tra la durata dell’esposizione al fumo passivo e il rischio di insorgenza di tumore invasivo alla cervice rimane ancora incerta per via dei pochi e controversi dati a disposizione.

Questi risultati suggeriscono che l’esposizione domestica, compresa quella che avviene per via del/la partner, può giocare un ruolo chiave nello sviluppo di questo tipo di tumore, mentre le esposizioni passate – come quelle avvenute per via dei genitori o comunque durante l’infanzia – hanno uno scarso impatto. In ogni caso, queste meta-analisi stratificate devono essere interpretate con cautela per via del basso numero di studi considerati.

In conclusione

La letteratura scientifica in questo ambito è abbastanza ricca. Si sa che c’è un aumento del rischio di insorgenza di neoplasia intraepiteliale cervicale di grado superiore al secondo nei fumatori e negli ex fumatori rispetto ai non fumatori. Questo suggerisce che il fumo attivo e quello passivo potrebbero essere considerati tra i più importanti fattori di rischio modificabili per lo sviluppo di tumore alla cervice uterina, per cui la riduzione del consumo di tabacco e di conseguenza dell’esposizione al fumo passivo potrebbe essere la strategia più efficace per ridurre l’incidenza del tumore cervicale a livello di popolazione. Questi risultati dovrebbero sensibilizzare le donne e la popolazione generale sul rischio legato all’esposizione al fumo passivo, ancora presente, soprattutto in ambito privato.

Pasquale Paletta

Ricercatore, Laboratorio di Ricerca per il Coinvolgimento dei Cittadini in Sanità

Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS

 

Per saperne di più:

Malevolti MC, Maci C, Lugo A, et al. Second-hand smoke exposure and cervical cancer: a systematic review and meta-analysis. J Cancer Res Clin Oncol. 2023;149(15):14353-14363. doi:10.1007/s00432-023-04841-9

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